Business Marketing Summit, visto da HExC

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Il Marketing non ha mai costituito una grande fonte di spesa nella mia libreria. Non mi vergogno a dire che l’ho sempre guardato con un certo distacco. Tutti i miei sforzi creativi e professionali sono sempre stati rivolti prima di tutto all’empowerment e alla crescita personale. Ho sempre avuto bisogno di sentire battere forte il cuore di passione pulsante. E normalmente il marketing, con i suoi numeri e le sue analisi di mercato, fatica a suscitare queste emozioni.
Almeno questo credevo prima del Business Marketing Summit a cui ho partecipato recentemente. Mi sbagliavo.

Ma andiamo con ordine.

Doveroso antefatto: ho origini tecniche (prima dell’università ero perito elettronico), poi rinnegate in favore di una nascente attrazione per le materie umanistiche (laurea in Giurisprudenza e master in Programmazione Neuro Linguistica). Ho sempre visto il marketing come una di quelle strane “magie” per cui ad azioni corrispondono reazioni decisamente sopravvalutate.
Ho iniziato a leggere di marketing recentemente. Di più. Recentemente, ho iniziato ad appassionarmi al marketing.
Da Kotler a De Veglia, dalla Mauborgne a Jonah Berger ho letto parecchio e molto spesso ho apprezzato le loro brillanti analisi su case study importanti e complessi. Analisi davvero penetranti. E mi sono reso conto di quanto, per gli imprenditori di oggi, sarebbe importante avere visioni di quel tipo in merito al posizionamento della loro azienda, nel mercato di riferimento.
Ci tengo a questo passaggio: per me non è stato affatto facile riconoscere questo valore ad una disciplina spesso confusa con la proverbiale “vendita di fumo”. Gli imprenditori amano le loro aziende come fossero i loro figli (o qualcosa di analogo). Soprattutto in Italia, patria della piccola e piccolissima impresa.
Così, come i genitori faticano a vedere i difetti dei propri figli, così gli imprenditori, molte volte, non sono in grado di riconoscere i problemi delle loro imprese. E non dico “aziende”. Dico “impresa” perché, nella mia mente, assume il significato di azienda più imprenditore. E tutto si svolge in quell’ambiente complesso e convulso che è il Mercato. Con “M” decisamente maiuscola.  Troppe volte nel mio lavoro di consulente ho dovuto assistere al pianto genitoriale di imprenditori che non riuscivano a spiegarsi perché mai i loro prodotti, le loro bellissime aziende, non fossero state “capite” da quel mercato, non fossero state apprezzate o valorizzate quanto avrebbero invece meritato. Un po’ come alcuni genitori che tendono ad incolpare la scuola o il quartiere o la città se i figli hanno difficoltà ad ambientarsi: “è la strada”, “è colpa di questi tempi senza valori”… sono frasi che assomigliano moltissimo alle classiche “è colpa del mercato che è ballerino”, “è per via dei cinesi che svendono il valore della manodopera” o, peggio ancora “è colpa della concorrenza che non sa fare il suo mestiere”, quasi ad asserire che il mestiere della concorrenza sia restare lì, a farsi battere da noi…

Al Business Marketing Summit ho ascoltato alcuni dei più eminenti esperti di marketing del nostro periodo storico da cui ho tratto alcune coordinate di riferimento, in merito alle analisi di mercato, che mi hanno davvero aperto gli occhi e stupito.
E ora voglio condividere queste osservazioni con Voi: chissà…magari insieme, sapendo come darci da fare al meglio, riusciamo a rendere questa nostra epoca migliore di come ci è stata offerta…
Berger, seguendo lo svolgimento del suo libro “Contagioso”, ci ha passato l’importanza della coerenza di ciò che si dice e mostrato, nel concreto, come mantenere poi quanto detto. Questo ritengo sia un valore fondamentale per chiunque si proponga sul mercato. È importante, da una parte, comunicare ciò che si fa e l’impegno posto nel farlo, ma ancor più importante è rispettare quanto promesso ai propri clienti: se un prodotto o un’azienda soddisfano coerentemente le aspettative dei propri acquirenti, di loro si parlerà sicuramente bene. E, proprio a questo punto, emerge il concetto di passaparola che, come abbiamo visto, è essenzialmente il veicolo pubblicitario più efficace ed importante che esista. Se chi si avvale dei miei servizi parla bene di me, se ho stupito i miei clienti, cogliendo veramente il focus più importante per loro, se davvero mi sono preso la responsabilità di offrire tutto ciò che ho promesso al mio cliente fino a vedere il risultato della mia opera scolpito nel suo sorriso soddisfatto… Allora, avrò fatto bene il mio lavoro.
Il Professor Fernando Trias De Bes, alla velocità di un treno in corsa, ha portato all’ evidenza come “l’internet delle cose” sia ormai una realtà compiuta e come questo ci “costringa” sempre a due cose fondamentali:
1) sfamarci del feedback dei nostri clienti;
2) innovare sempre in virtù dei continui mutamenti che il mercato ci impone. Accettare l’obsolescenza del proprio sogno, del proprio prodotto o servizio è per l’imprenditore di oggi, il primo vero e significativo passo verso l’Innovazione. Saper riadattare la propria passione a nuove richieste è la via più florida per consentire alla propria azienda di avere un futuro.
Hermann Simon, il maggior esperto mondiale in fatto di pricing, mi ha davvero colpito: dalla sua precisione teutonica tutto potevo aspettarmi, salvo una vera e propria lode sperticata a quella che, da sempre, vedo come la mia caratteristica professionale principale: offrire valore aggiunto ai propri clienti. Offrire ai propri clienti molto più di quanto si aspettano significa dare loro la possibilità di avere una percezione completa, nuovi occhi, con cui osservare e affrontare tutte le sfide che il Mercato gli propone; significa aprire il loro sguardo su nuovi orizzonti da inseguire. Personalmente voglio offrire qualcosa per la quale, una volta uscito io, la sua azienda o il suo prodotto siano ancora più belli e preziosi. Valore, prima del prezzo.
Anna Maria Testa (chi mi conosce lo sa: ho un debole per le “donne con gli attributi”) ci ha condotto in un bellissimo viaggio nel mondo della Creatività e dei creativi, con le loro complessità e le loro meravigliose idee. Ma questa è un’altra storia. Ne riparleremo.
Infine Alessandro Rimassa, splendido assertore della rivoluzione digitale e grande sostenitore del “Rialzati, Italia!!!”, movimento di pensiero al quale voglio decisamente aderire e che vede tanti professionisti del mondo intellettuale seriamente impegnati affinché il nostro paese la smetta di piangersi addosso, rialzi la testa e vada a prendersi quel posto di “bellissima eccellenza” che gli spetta. Alessandro ha una carica stupenda, quasi incontenibile. Attinge a piene mani nell’immaginario collettivo di tutta la nostra generazione servendosi di esempi provenienti dal cinema, dalle serie tv, dai fumetti… dovunque le nostre passioni sappiano vivere. E, soprattutto, Alessandro crede nei giovani. Ci crede davvero e ci investe. E lo stimo per questo.
Ha più di quarant’anni ma sembra davvero un ragazzino. Potrei essere suo fratello maggiore.. Eppure siamo della stessa generazione. Abbiamo avuto in casa la televisione in bianco e nero, prendevamo a calci il “Super Santos” e probabilmente entrambi piangemmo di gioia quando Paolo Rossi fece tre gol al Brasile. Credo fermamente che sia nostro sacro dovere DARE, in ogni modo possibile, ai “giovani di oggi”.
Noi vediamo quotidianamente questa generazione che ci guada con occhio cinico, disillusa, perché già sa di partire stesa. Come un manifesto. Ma noi possiamo cambiare le cose. Possiamo scegliere di stupire e di dare a questa generazione (che “vuole l’accesso, non il possesso” cit. A. Rimassa) senza chiedere niente in cambio.

Dare per primi. Dare senza remore.

Ecco, tutto questo in buona sostanza (e anche qualcosa di più) mi porto a casa da questo primo approccio al Marketing.
Che dite? Troppa passione? Troppo cuore?… e chi lo dice che così non può essere?..

 

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